Il metodo A.B.A. (acronimo di “Applied Behaviour Analysis”- “Analisi Applicata del Comportamento”) è un tipo di intervento intensivo e a lungo termine che ha come obiettivo principale quello di ridurre, correggere modificare e portare ad una progressiva estinzione i comportamenti disfunzionali, disadattivi ed erronei e di andarli a sostituire nel tempo con dei pattern comportamentali adattivi e dei comportamenti socialmente positivi.

Uno dei punti di forza di questo metodo è quello di scomporre i comportamenti complessi in vari segmenti comportamentali.

Tutto ciò favorisce anche l’apprendimento e quindi il miglioramento delle competenze scolastiche, accademiche, cognitive, lo sviluppo del linguaggio, il raggiungimento del massimo livello di autonomia possibile e l’inserimento dell’individuo nel suo contesto sociale.

Questo metodo può essere applicato nel trattamento di molteplici disturbi del neuro sviluppo come la disabilità intellettiva, l’ADHD, il disturbo oppositivo provocatorio, il disturbo dello spettro autistico.

I concetti che si trovano alla base del metodo A.B.A. sono:

  • il rinforzo,
  • l’estinzione,
  • il controllo degli stimoli e la generalizzazione (Granpeeshes et al., 2009).

Il punto di partenza è cercare i rinforzi. 

I rinforzi devono essere creati e studiati e saranno quegli oggetti che andranno ad incidere sulla frequenza e sull’intensità dei comportamenti messi in atto dal bambino.

Il rinforzo non deve mai essere a disposizione del bambino per l’arco intero della giornata, bensì deve essere sotto il controllo della terapista, possibilmente all’interno di una scatola, altrimenti giunge a saturazione e perde il suo ruolo rinforzante.

Il rinforzo deve essere consegnato entro pochi secondi, immediatamente dopo l’emissione del comportamento, in quanto bisogna stabilizzare e fargli comprendere la relazione esistente tra il comportamento e la consegna dell’oggetto.

Lo schema di rinforzo può essere di tipo non contingente e quindi non essere erogato in risposta al palesarsi del comportamento desiderato ma ad esempio al termine della terapia il bambino può scegliere cinque minuti di attività.

Nel rinforzo contingente il bambino fa qualcosa ed ottiene in risposta l’oggetto rinforzante ed è a sua volta diviso in rinforzo continuo e rinforzo intermittente.

Il rinforzo continuo presenta tuttavia un punto di debolezza: se viene interrotto bruscamente il bambino improvvisamente non emetterà più il comportamento. 

Questo fenomeno viene definito “estinzione”.

Il rinforzo è inoltre comunemente diviso in due tipologie principali: il rinforzo positivo ed il rinforzo negativo.

Il primo consiste in un rinforzo che permette di ottenere la riproduzione di quel comportamento positivo ed è un rinforzo in cui si va ad aggiungere qualcosa; viceversa, nel rinforzo negativo si elimina un elemento.

Il secondo concetto chiave dell’A.B.A., ovvero il controllo degli stimoli, consiste nel fatto che un determinato comportamento verrà messo in atto dall’individuo solo se preceduto da uno specifico stimolo antecedente rinforzante e quindi non si verificherà in sua assenza.

Con il termine generalizzazione si intende che il soggetto in questione emetta il comportamento o l’attività appresa in diversi contesti di vita (a scuola, a casa ecc.).

Un comportamento che non è generalizzato non viene considerato appreso ed acquisito dal bambino. 

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Giulia Cultrera, Neuropsicomotricista

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