Dicesi autolesionismo “la deliberata produzione di una minorazione, temporanea o permanente, sul proprio corpo”.
Il DSM-5 (2013) lo definisce come una serie di atti intenzionalmente autolesivi nei confronti del proprio corpo condotti per almeno 5 giorni nell’ultimo anno.
La condotta autolesiva per essere tale deve essere preceduta da una o più delle seguenti aspettative:
- ottenere sollievo da una sensazione/stato cognitivo negativo;
- risolvere una situazione relazionale;
- indurre una sensazione positiva.
Inoltre, il comportamento autolesivo deve essere associato ad almeno uno dei seguenti sintomi:
- difficoltà interpersonali o sensazioni/pensieri/sentimenti negativi precedenti al gesto autolesivo;
- preoccupazione incontrollabile per il gesto;
- frequenti pensieri autolesivi.
Purtroppo è una situazione che riguarda sempre un numero maggiore di adolescenti (15-20%), soprattutto ragazze che hanno più del doppio delle probabilità di autolesionismo rispetto ai ragazzi.
La percentuale crediamo possa essere sottostimata, considerando che le persone autolesioniste tendono a nascondere le proprie problematiche.
Le modalità più comuni con cui i giovani si fanno del male possono essere: tagliarsi, colpirsi, mordersi, strapparsi i capelli, grattarsi la pelle e provocarsi bruciature.
L’esordio dell’autolesionismo si colloca nel range di età tra i 12 e 14 anni, molti studi riferiscono un aumento dell’incidenza durante l’adolescenza con una caduta significativa dopo i 20/25 anni.
Quali ragioni?
Molte volte l’autolesionismo è il risultato di una difficoltà della persona nel regolare le emozioni (negative) e anche una difficoltà nell’adattamento con le quali la persona si trova a fronteggiare situazioni di stress.
Le ragioni che sottendono l’avvio di questa pratica possono essere variegati, cause che generano tali livelli di stress che la persona non riesce a fronteggiare cona adeguate strategie di coping.
Tra le possibili cause:
1) motivi familiari, ad esempio non andare d’accordo con altri membri della famiglia oppure assistere alla separazione dei genitori;
2) problemi personali, che possono riguardare la sessualità, la razza, la cultura o la religione;
3) bassa autostima e sentimenti di isolamento;
4) esperienze di lutto, essere stata o essere vittima precedente di abusi o bullismo.
Se vuoi approfondire la nostra conoscenza o comprendere insieme quali strategie per aiutare tuo/a figlio/a a fronteggiare questo momento di difficoltà chiamaci, possiamo discuterne insieme.
Ricordati che il lavoro di équipe del nostro centro ti permette di contare su professionisti differenti, come logopedisti, psicologi, neuropsichiatri e altre figure specialistiche che ritaglieranno un percorso su misura per tuo figlio; non esiste infatti un abito che vesta uguale per tutti, ma bisogna personalizzarlo.
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dott. Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Direttore del Centro APIS – Servizi di Riabilitazione dell’età Evolutiva Monterotondo