C’erano una volta delle giornate passate con gli amici alle panchine del parco, in piazzetta, alla gelateria del paese, a chiacchierare di scuola, famiglia, nuovi amori. Ci si confrontava con i coetanei su sentimenti ed emozioni forti. A volte si litigava, ci si alleava e ci si riappacificava.
Ora invece stanno sempre lì, nell’angolino più celato della casa, illuminato soltanto da quel display, silenziosamente scorrono (anzi Scrollano) verso l’alto o verso il basso, in cerca di notifiche, visualizzano storie di persone, che spesso nemmeno conoscono o dei “popolari”, la setta elitaria dei “fashion blogger”, l’Olimpo del successo del ventunesimo secolo. A volte si muovono davanti allo schermo in maniera incomprensibile, ballano, cantano o recitano, per fare un Tik Tok dalle mille e una visualizzazione la ricetta segreta è questa d’altronde.
Si muovono così gli adolescenti d’oggi, mentre esplorano la loro rete virtuale. Non ascoltano, sono assenti, sempre distratti. I genitori da una parte non tollerano queste scenette quotidiane, ma, d’altro canto, sanno che non possono fare nulla per cambiare le cose, dato che ormai “i ragazzi d’oggi fanno tutti questa cosa”.
Ma quindi si stava meglio quando si stava peggio o si sta peggio ora che si sta meglio? Ma soprattutto: quand’è peggio? Ieri o oggi?
Le generazioni precedenti hanno voluto crescere figli in grado di far fronte alle difficoltà affrontate da loro: guerre, crisi economiche, ecc… perdendo a volte la parte umana, calda, morbida, per fortificare i loro pargoli alla durezza della vita. La generazione di genitori attuale invece recupera questa parte morbida, supportiva e affettiva, ma perde un po’ la capacità di essere contenitiva e a volte frustrante, quindi i bambini e ragazzi di oggi sono meno allenati a sopportare le frustrazioni, nella vita, e le vivono con grande fatica.
“A mio figlio non deve mancare nulla”, quale genitore non ha mai pronunciato questa frase? O anche, nella sua variante ,“Per i figli si fa di tutto”. Per questo a volte i genitori alla prima frustrazione cercano di “prevenire eventuali danni”, anche continuando a “sopportare” atteggiamenti che non condividono minimamente.
“Melius abundare quam deficere” dicevano i latini, ma dall’altra parte gli inglesi affermano che “less is more”. Quindi meglio dare o togliere?
Forse la risposta è un evergreen: meglio l’equilibrio.
Tornando all’argomento cellulare, è chiaro che ormai sia diventato uno strumento essenziale, oltre che uno status symbol.
Non si può privare completamente un adolescente della tecnologia, in primis per il suo uso pratico, che fa comodo anche al genitore per rintracciare il proprio figlio, ma anche perché esso rappresenta l’appartenenza a un gruppo sociale, dal quale egli non può essere emarginato.
Quindi anziché togliere è bene ridefinire.
Se per l’adolescente il telefono diventa qualcosa che inizia ad usare in modo smisurato, o per farsi considerare dal suo “pubblico”, oppure come un rimedio contro la noia, allora è bene che il genitore capisca quale richiesta comunicativa c’è dietro a ciò…
C’è solitudine nei suoi occhi? C’è curiosità nella sua vita? Quanto racconta di sé? Per quale ragione preferisce quel mondo sociale e degli amici racchiuso dentro un piccolo telefono tra le sue mani, piuttosto che il piacere della condivisione con l’altro, il contatto o l’abbraccio?
Piccole riflessioni, da non sottovalutare…
Attualmente quella di mettere al mondo dei figli è una decisione ponderata, si può decidere se farla propria, la genitorialità si programma con precisione e si procrastina a lungo. Per le due generazioni precedenti, invece, fare figli era una sorta di mandato, un passaggio obbligato. Inoltre, ieri il figlio unico era una cosa strana, statisticamente parlando mentre oggi le statistiche nazionali dicono che il figlio unico è quasi la norma ed essendo unico, ‘pensato’, fatto tardi, e magari cercato con fatica, viene investito di grandi aspettative. Cosa che non accadeva con le generazioni precedenti.
Un figlio è una scelta importante, a volte è impossibile essere genitori modello, ma non si deve mai smettere di essere un modello di genitore.
Quanto tempo passate al telefono? Quanti selfie vi scattate? Fate molte storie? Mandate mai vocali mentre vostro figlio vi parla? Leggete mai un libro davanti a lui?
Apparirà così strano, per noi è così naturale dare consigli ai nostri figli, eppure i figli seguono il nostro esempio, non i nostri consigli.
Se vuoi approfondire la nostra conoscenza o comprendere insieme quali strategie per migliorare la relazione con i figli, chiamaci.
Ricordati che il lavoro di équipe del nostro centro ti permette di contare su professionisti differenti, come logopedisti, psicologi, neuropsichiatri e altre figure specialistiche che ritaglieranno un percorso su misura per tuo figlio; non esiste infatti un abito che vesta uguale per tutti, ma bisogna personalizzarlo.
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dott. Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Direttore del Centro APIS – Servizi di Riabilitazione dell’età Evolutiva Monterotondo