“Non posso non dare i soldi a mio figlio, significherebbe tagliarlo fuori dal suo gruppo di coetanei, significherebbe emarginarlo dalla società”.
Quanto è diventato difficile essere genitori in una società consumista? E’ questa la domanda che molti genitori mi rivolgono e a questa ne consegue un’altra: in che misura bisogna parlare di denaro con i figli?
La gestione del denaro non solo è un argomento difficile da trattare, ma è anche un argomento che viene spesso tralasciato nel dialogo con i propri figli. Questo atteggiamento rappresenta, purtroppo, un’enorme falla nell’educazione impartita dai genitori moderni, è, infatti, un grave errore sottovalutare questo tema, perché si tratta di una competenza che, prima o poi, i nostri ragazzi dovranno sviluppare nella vita, a prescindere dalle disponibilità economiche che avranno.
In un ambiente familiare eccessivamente privilegiato, o che si atteggia come tale, i bambini si fanno l’idea che non c’è nulla che i propri genitori non possano permettersi di acquistare e questo può portarli a costruire una concezione illusoria del denaro, del tenore di vita familiare e delle pretese rispetto a se stesso e al mondo circostante.
Questo non significa che i figli devono essere privati di ogni cosa, donare è giusto, ma donare nella giusta misura è ancora più giusto. E’ molto più educativo dire “abbiamo i soldi per comprartelo, ma non lo acquistiamo perché non sempre ciò che è possibile è anche giusto”, rispetto a dire, come scusa: “Non lo compriamo perché non possiamo permettercelo”. I figli ci conoscono nella stessa misura in cui noi conosciamo loro e sanno quando mentiamo, perché non ascoltano solo le nostre parole, ma guardano soprattutto i nostri comportamenti.
Ma qual è un altro rischio, che si corre nel dare “tutto” ai propri figli?
Se il bambino viene abituato ad ottenere tutto ciò che è nella sua lista dei desideri, non avrà l’opportunità di passare attraverso quel processo di definizione delle priorità e non sarà in grado di distinguere le cose più importanti da quelle meno importanti. Questo rischia di creare adulti incapaci di gestire le delusioni perché convinti di aver diritto a tutto.
Il vero problema, infatti, è che i nostri figli non sanno cosa significhi aspettare, desiderare, sacrificarsi, tendono a soddisfare nell’immediato ogni desiderio, si perdono la bellezza e la soddisfazione dell’attesa che supera di gran lunga quella del valore oggettivo. A ciò si aggiunga la conseguenza negativa dovuta al fatto che non potendo ottenere, ciò che chiedono i ragazzi spesso pongono in atto agiti aggressivo – depressivi o autosvalutazione rispetto a coetanei che, viceversa, esibiscono l’oggetto del desiderio.
Quale può essere una strategia efficace per risolvere questa comune problematica?
Potrebbe essere quella di consentire una gestione di piccole quantità di soldi autonomamente, in questo caso la paghetta è lo strumento per eccellenza per fare pratica con il denaro.
Ciò aiuta a operare delle scelte e a rendersi conto che a volte si deve aspettare e mettere da parte i soldi per poter avere ciò che si desidera veramente. Come genitori, però, dovrete stare attenti a non criticare le sue scelte economiche, anche quando non le condividete. Dargli la paghetta e poi dire a vostro figlio esattamente che cosa deve farne non sviluppa in lui un senso di responsabilità e di indipendenza. Soprattutto per gli adolescenti, che si stanno avviando verso l’indipendenza, può essere loro di aiuto esercitarsi a gestire denaro, quando hanno ancora una guida. A seconda della maturità di vostro figlio potrete decidere di dargli una certa somma che possa coprire i costi per i suoi divertimenti e magari per comprarsi dei vestiti. Se fa fatica a decidere, il fatto di poter spendere del denaro suo lo aiuterà ad operare delle scelte. Può darsi che la prima volta che si trova in difficoltà e finisce i soldi, voi dobbiate intervenire, stabilire dei patti e aiutarlo. Fategli sapere che in seguito ne dovrà affrontare le conseguenze.
E infine non dimenticate di ricordare ai vostri ragazzi la cosa più importante: tutto ciò che ha un valore affettivo, morale, sentimentale è completamente slegato dai soldi, e che, per questo, i soldi devono rappresentare per noi tutti un semplice mezzo e mai l’obiettivo finale!
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Psicologo, Psicoterapeuta