Oggi condivido con voi un articolo del mio blog di un paio di anni fa 😉
I primi (Modelli genitoriali) non servono i secondi (genitori modello) non esistono.
Spesso si usa l’odiosa locuzione “mestiere di genitore”; perché mi è tanto odiosa? Perché è fuorviante.
Mestiere restituisce comunque un’idea di necessità e guadagno; è un concetto un po’ più ampio di lavoro, più specifico, specialistico, addirittura professionale.
La differenza? sottile ma sostanziale; il lavoro è un qualche cosa che non necessita o implica scelta personale, il mestiere sì; il lavoro ha un inizio e una fine, il mestiere è invece un qualche cosa di acquisito per sempre e che resta anche quando cessa di essere remunerativo.
Un mestiere può quindi essere svolto da chiunque?
Sostanzialmente no. Alla base dovrebbe esserci una predisposizione o comunque una forte pratica d’esercizio.
L’essere genitore è invece quanto di più naturale e spontaneo. Avviene per natura, da sempre e coinvolge ogni essere vivente. È la base dell’esistenza del mondo. Potremmo affermare che l’unico modello genitoriale vincente esiste nel mondo animale.
Non invece nel contesto sociale umano: parlare dunque di modello genitorialeequivale a identificare modelli di vita, e questo è assurdo in quanto sono le società e le culture a sottostare a dei modelli ma non la vita.
Per la verità neppure il termine “modello” mi va molto a genio!
A pelle mi fa venire in mente un pezzo di carta, un modulo , o “modello” appunto, su cui apporre i propri dati secondo uno schema ben definito. Un qualche cosa di freddamente burocratico.
Concetti che allontanano dall’essenza prima dell’essere genitore.
Ne deriva un’inquietante idea di “perfezione a catena”, che si rimpalla di padre in figlio fino a configurare una realtà di soli automi.
La bellezza della vita, ciò che fa sì che ogni singolo sia unico e irripetibile, è proprio l’assenza assoluta di schemi a cui rifarsi, di modelli, di perfezione.
Entriamo allora nella squisita fragilità dell’essere genitori, ma facciamolo in punta di piedi, senza invadenza.
Chissà perché questa condizione ti sembra tanto nuova e difficile da affrontare quando il soggetto sei tu, mentre è la situazione più naturale del mondo e scontata quando pensi a coloro che ti hanno messo al mondo? Questo fenomeno, decisamente illogico ma condiviso, accade sia che la visione dei propri genitori sia estremamente positiva sia quando invece volge alla critica.
Pensa a tuo padre e a tua madre. Riesci a farlo in modo distinto da te?
Per certi versi sì, immaginandoteli giovani e magari ancora distanti l’uno dall’altra, tuttavia non riesci a liberarti di una specie di idea di predestinazione a essere i tuoi genitori che essi sembrano sempre avere avuto.
Quando però tocca a te la faccenda si complica: dubbi, timori, incertezze, responsabilità.
Fai fatica a far emergere quel cassettino in cui la natura ha riposto, ben ripiegato, il tuo istinto a portare avanti la vita.
È qui che allora ti soffermi alla ricerca di modelli a cui attingere, quasi dovessi imparare o emulare.
Ne individui alcuni che ti sembrano vincenti, altri fallimentari. L’errore consiste nel non tenere conto del contesto e soprattutto degli individui.
Ciò che poteva funzionare nei tempi passati, o che magari ancora funziona in determinati ambiti sociali, non si adatta alla realtà che vivi e tantomeno a quella che vivrà tuo figlio nel corso della sua crescita.
A questo tuttavia si può ovviare, affidandosi alla naturale capacità di adattamento che ci ha permesso di sopravvivere su questa terra fino ai giorni nostri e ancora per diversi anni.
Sei però sicuro che tuo figlio abbia bisogno di un modello da cui dipendere?
E sei sicuro di averne bisogno tu?
Non vi basta il vostro amore, l’istinto verso il bene reciproco, l’accettazione degli eventuali errori?
Pensaci. Che cosa ti è più caro dei tuoi genitori, le perfezioni o le debolezze?
No, i modelli vanno bene sulla carta, scaricabili gratuitamente dai siti istituzionali per facilitarci la vita, oppure, per esteso, i modelli vanno bene a mostrare ventri scultorei sulle riviste.
Nella vita quotidiana l’unico modello vincente è la spontaneità e la sincerità delle azioni, soprattutto quando di fronte hai una creatura che da te la sincerità è tutto ciò che da te si aspetta.
Se tuttavia avete voglia di fare una ricerca sul web digitando come parola chiave “modelli genitoriali”, troverete freddi schemi che li sintetizzano, quali quello proposto negli ormai lontani anni ’70 da Diana Baumrind:
- autoritario
- permissivo
- trascurante/rifiutante
- autorevole
lo schema a lato evidenzia una serie di correlazioni fra stile genitoriale e atteggiamento dei figli (se volete potete, come già detto, approfondire la ricerca in rete).
Quello che però appare evidente è che seguirne uno significa inevitabilmente fallire in quanto per farlo dovresti comunque recitare un ruolo, e nulla è più diseducativo della finzione.
Non è infatti pensabile che uno di questi stili comportamentali possa adattarsi a più se non ogni situazione familiare, e tantomeno a ogni persona.
Sapete, mi colpisce sempre quando dialogando, in modo amichevole o professionale, mi si dice questa frase:
“mio padre? Mah, sembrava burbero e severo ma sotto sotto era una persona dolcissima”
E allora che cosa gli ha impedito di esserlo?
Forse voleva illudersi di acquisire così maggior autorità e rispetto?
Oppure si vergognava di mostrare ai figli la sua dolcezza?
Tutto inutile perché il figlio l’ha comunque sgamato! Avrebbe potuto risparmiarsi questa inutile fatica.
Solo un consiglio, apparentemente inutile in quanto ovvio … oppure meglio solo ovvio ma utile visto che spesso le ovvietà vengono trascurate se non addirittura schifate:
se proprio a un “modello” volete rifarvi perché vi fa sentire protetti e più sicuri, o semplicemente perché non osate crearvene uno tutto vostro, quello da evitare come la peste è quello “altrui”, il modello genitoriale più in voga in un certo contesto sociale o familiare, imperniato più al rispondere a esigenze di pregiudizio e convenzione che non al tuo reale sentire; insomma quello del famoso padre che si sente in dovere di mascherare la propria dolcezza attraverso la severità.
Se invece, come mi auguro, sentite l’esigenza di costruire con i vostri figli un rapporto autentico e incrollabile ma temete di sbagliare, chiedere anche solo un semplice aiuto attraverso una consulenza specialistica può risultare piacevolmente risolutivo.
Ricordati che il lavoro di équipe del nostro centro ti permette di contare su professionisti differenti, come logopedisti, psicologi, neuropsichiatri e altre figure specialistiche che ritaglieranno un percorso su misura per tuo figlio; non esiste infatti un abito che vesta uguale per tutti, ma bisogna personalizzarlo.
Contattaci per un primo colloquio gratuito e senza impegno!
Ti aspettiamo a Monterotondo (RM) in Via San Martino, 21.
Telefono 0687602258
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dott. Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Direttore del Centro APIS – Servizi di Riabilitazione dell’età Evolutiva Monterotondo